Antonio Vatta

* 1935

  • "Vorrei mandare un messaggio che non è vero che noi odiamo, qualcuno può odiare gli Slavi i Croati una cosa e l’altro, come i Croati odieranno noi, perché hanno subito. Io so cosa hanno fatto gli italiani là, perchè mio padre raccontava quando veniva a casa, il rastrellamento, questo e quello, quindi si sapeva tutto. La colpa è del maledetto che ha dichiarato guerra. ´Le guerre non portano che fame e terrore,´ cantavano gli anarchici e ´Dio maledica la guerra, i ministri e tutti quelli che l'hanno inventata,´ noi si cantava sempre coi vecchi fiumani. E la verità, i grandi fanno le guerre e le gente subisce le guerre sulle spalle sue, morti e abbandono … "

  • "Ricordatevi che noi abbiamo optato per andare via, perché quando qualcuno dice vi hanno scacciato via, non è che ci hanno scacciato col fucile. Rimani qui diventi cittadino yugoslavo, se vuoi andare via devi optare e firmare che vai via. Se firmavi per andare via perdevi tutti i diritti di lavoro una cosa e l'altra … quindi io lo racconto sempre … siamo andati via di nostra volontà perche volevamo mantenere la nistra cittadinanza e nazionalita. Perchè cittadinanza uno la acquisisce, ma la nazionalita no. Perchè noi italiani lo siamo diventati a Zara dopo la guerra del 15-18. Perché prima eravamo veneziani, siamo stati 700 anni austriaci, ma prima eravamo veneziani, la nostra cultura era veneziana. Quindi volevamo mantenere questa cultura e visto che avevamo aquisito quella nazionalita (italiana) volevamo mantenere quella nazionalità."

  • "Dopo il primo bombardamento del 43 a dicembre gia Zara si stava svuotando, perchè hanno fatto a novembre il primo bombardamento poi a dicembre o alla fine di novembre un altro bombardamento. Zara come territorio non era grande … e i primi da zara sono andati via sul ´Sansego´, che era una nava, a dicembre del 43, poi nel 44 in primavera. La riva era piena di masserizie perchè si portavano via tutto quanto. Mio papà lavorava in prefettura e quindi siamo rimasti là fino all'ultimo perché mia mamma non voleva andare via. Poi alla fine, il 30 ottobre del 44, mio papà è arrivato a casa in bicicletta e dice dov’è la mamma … valla a chiamare che andiamo via … io sono andata a chiamarla e abbiamo preso quello che c’era da prendere, una valigia in mano e gli stracci che avevamo addosso e siamo andati via. Ci siamo imbarcati su un cacciatorpediniere. Che andava via la prefettura con tutti i funzionari, era l’ultima possibilità di andare via, con il prefetto e tutti quanti … quando siamo arrivati davanti all’isola di Pag da terra hanno cominciato a sparare sulla nave e la nave ha cominciato a rispondere … siamo riuscita a passare e siamo arrivati a Fiume."

  • "Noi nel 43 abbiamo avuto i primi bombardamenti, io facevo la seconda elementare, il 2 di novembre sono venuti a bombardare di notte e per due ore andavano e venivano e hanno bombardato Zara. Oggi si giocano le partite in notturna no, e sembra giorno, io mi ricordo che tutto in una volta di e illuminata tutta la citta. Noi ignoranti di quelle cose si diceva la città ha preso fuoco, la città ha preso fuoco. E mio papà che è arrivato a casa ha detto no stanno buttando i razzi e tra poco bombarderanno e così è successo. E hanno bombardato. La prima bomba che è caduta e caduta sulla mia scuola."

  • Full recordings
  • 1

    Torino, Italia, 18.07.2021

    (audio)
    duration: 50:43
    media recorded in project Inconvenient Mobility
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A Zadar exile in Italy: “Hate the war but not those, who suffer under it!”

Antonio Vatta, Torino, 2021
Antonio Vatta, Torino, 2021
photo: natáčení

Antonio Vatta was born in Zadar/Zara in 1935. His parents, of Italian and Slavic ethnicity, came from the Island of Ugjlan, not far from the city. The city of Zadar was multicultural, prosperous, and very important for the whole of Dalmatia. Vatta lived there until the age of 9 years. On 30th November 1944, after the first bombings in Zadar, the Vatta family left the city. After various resettlements, troubles, and temporary separation from the farther, for a time prisoner in Susak, the Vattas finally settled in Turin, Italy in 1951. In the Piedmontese capital, Antonio met his future wife, an exile from Rijeka, and they both become workers in famous Turinese factories. Antonio fought for more rights and protections to the refugees and exiles of the Second World War in Italy. In 1997, thanks to a law that Vatta promoted himslef, the refugees were given the chance to buy their homes from the State at a reduced price. Beyond activism for war refugees, Antonio Vatta dedicates most of his time to telling his life experience in schools. His message for the students is to hate the war and the powerful people who promote it, not the ones who suffered just like him. After a period of refusal, he visited Zadar in 1983. He keeps returning there very often, fighting his nostalgia towards his childhood in Dalmatia.